..da Avvenire (Catholica) - Domenica 28 Ottobre 2001

SORA Notificazione della Curia: «In quella cappellina nessun evento soprannaturale. Preghiere contrarie alle norme canoniche». Gallinaro, no alle celebrazioni liturgiche

Il vescovo Brandolini: inaccettabile il nome «nuova Gerusalemme»

Dalla Nostra Redazione

Roma. La cappellina costruita a Gallinaro, una località della diocesi laziale di Sora-Aquino-Pontecorvo, non è da considerarsi santuario. Non c'è alcuna prova che le guarigioni che alcuni asseriscono essersi verificate in quel luogo siano da considerare soprannaturali. E, inoltre, nessuno ha autorizzato una raccolta fondi per la costruzione di strutture più grandi in quella località. Le precisazioni sono contenute in una Notificazione della Curia vescovile di Sora, pubblicata venerdì scorso anche da L'Osservatore Romano. Nel documento, che reca la firma dei vicari generali della diocesi laziale, Bruno Antonellis e Luigi Casatelli, si fa riferimento a posizioni più volte espresse dal vescovo diocesano, Luca Brandolini. In particolare, dopo una visita pastorale tenuta qualche anno fa, il presule aveva già decretato che «la cappellina edificata in Gallinaro non è idonea alle celebrazioni liturgiche, le quali, pertanto, vi sono vietate»; che «la denominazione "nuova Gerusalemme" data al luogo è dottrinalmente inaccettabile, perché in contrasto con i dati della Rivelazione, e pastoralmente inquietante per il suo contenuto millenaristico»; e che «i "messaggi" diffusi non possono essere considerati "rivelazioni divine", ma semplici "meditazioni personali"». Monsignor Brandolini aveva inoltre stabilito: «Il libretto di preghiera che viene distribuito ad alcuni pellegrini non è conforme alle vigenti norme canoniche e liturgiche e, come tale, non può essere diffuso». E infine «i cosiddetti "gruppi di preghiera" di Gesù Bambino sono sorti per iniziativa privata e quindi non hanno alcun riconoscimento canonico».
La nuova presa di posizione si è resa necessaria, si legge sempre nella Notificazione della Curia, dopo che il 16 settembre scorso alcune decine di devoti avevano esposto i loro striscioni durante la messa celebrata dal Papa a Frosinone. Sugli stendardi, oltre all'immagine del Bambinello, c'era anche la scritta "la nuova Gerusalemme di Gallinaro". In quella località che si trova in provincia di Frosinone e nel territorio della diocesi di Sora, in seguito a presunte apparizioni, affluiscono infatti da alcuni anni numerosi "pellegrini". E molti affermano di trovarvi un clima favorevole alla preghiera e di aver ottenuto «speciali grazie non solo nello spirito, ma anche nel corpo». La Notificazione precisa quindi che «nessuna esplicita e autorevole approvazione è mai stata data dalla competente Autorità ecclesiastica a simili fatti». E in merito alla «ventilata costruzione della cosiddetta "Casa Serena del Bambino Gesù" in Gallinaro», la Curia ribadisce «la sua estraneità sia alle suddette iniziative sia alla raccolta di fondi che è stata nel frattempo iniziata». Anzi si ricorda che le raccolte fondi a scopo di culto devono essere autorizzate dalla competente autorità ecclesiastica. E la diocesi «non ha mai autorizzato alcunché in favore di Gallinaro».

TRENTO: L'ARCIVESCOVO FA CHIAREZZA SULLE PRESUNTE APPARIZIONI MARIANE (Da SIR Servizio Informazione Religiosa 15.03.2002)

"Le vere apparizioni private sono eccezionali e quindi rare". È quanto scrive mons. Luigi Bressan, arcivescovo di Trento, in una lettera, pubblicata sull'ultimo numero del settimanale diocesano "Vita Trentina", con lo scopo di chiarire l'atteggiamento da assumere dinanzi alle presunte apparizioni della Madonna. Mons. Bressan prende in esame tre "casi":
"Malé" (diocesi di Trento); "Schio" (diocesi di Vicenza) e, da ultimo, quello di S. Vito di Flavon, in Val di Non.
Mons. Luigi Bressan sottolinea che "ritenere che le rivelazioni private possano portare qualcosa di sostanziale al deposito della fede è contrario alla dottrina della Chiesa". Il presule ricorda che "rispetto alle 'visioni', le scienze psicologiche insegnano che molte persone sono propense a 'vedere e parlare' con persone che a loro sono care, senza poter però parlare di apparizioni oggettive". Si tratta piuttosto "di una proiezione di una loro aspirazione o affetto: la loro asserzione di una visione o messaggio avuto non risulta necessariamente frutto di falsità intenzionale, poiché in essi vi è un vero convincimento, senza una base oggettiva". Perciò, conclude, "l'adesione personale alle rivelazioni private non deve distogliere dalla partecipazione comunitaria, poiché la Chiesa è una, affidata alla guida del Papa e dei Vescovi, ai quali è mandato l'ufficio di riconoscere i carismi. I sacerdoti e quanti hanno responsabilità di guida nella Chiesa devono astenersi dal sostenere con la presenza, con scritti e dichiarazioni o con iniziative di qualsiasi genere 'apparizioni' che non siano state approvate formalmente. I fedeli devono restare prudenti, affinché non si lascino trascinare in devozioni che sviano dalla vita cristiana, che di sua natura è comunitaria, basata sulla autentica parola di Dio".


Nota di mons. Luigi Bressan - Sabato 9 marzo 2002 - Trento
MARIA, TRA VERO CULTO E PRESUNTE APPARIZIONI di Mons. L. Bressan
Da parte di alcune persone e comunità sono state richieste all’Ordinario Diocesano indicazioni sull’atteggiamento da assumere circa presunte apparizioni della Madonna ed attività connesse.
Al fine di orientare nel modo più corretto e proficuo il culto a Maria sembra utile ricordare quanto afferma il Concilio Vaticano II nel capitolo VIII della Lumen Gentium dedicato, appunto, alla “Beata Maria Vergine Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa”, con una ricchezza d’insegnamento, che contraddice alla bramosia riscontrata in certi di ricorrere a rivelazioni private. Tale testo resta il punto di riferimento fondamentale, al quale gli stessi Papi si sono richiamati più volte nei loro messaggi e discorsi.
In particolare ricordo alcune affermazioni: “Uno solo è il nostro mediatore, secondo le parole dell'Apostolo: « Poiché non vi è che un solo Dio, uno solo è anche il mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che per tutti ha dato se stesso in riscatto » (1 Tm 2,5-6). La funzione materna di Maria verso gli uomini in nessun modo oscura o diminuisce questa unica mediazione di Cristo, ma ne mostra l'efficacia.” (n°60). “I fedeli si ricordino che la vera devozione non consiste né in uno sterile e passeggero sentimentalismo, né in una certa qual vana credulità, bensì procede dalla fede vera, dalla quale siamo portati a riconoscere la preminenza della madre di Dio, e siamo spinti al filiale amore verso la madre nostra e all'imitazione delle sue virtù.” (n°67). “Tutti i fedeli effondano insistenti preghiere alla madre di Dio e madre degli uomini, perché, dopo aver assistito con le sue preghiere la Chiesa nascente, anche ora, esaltata in cielo sopra tutti i beati e gli angeli, nella comunione dei santi interceda presso il Figlio suo, fin tanto che tutte le famiglie di popoli, sia quelle insignite del nome cristiano, sia quelle che ancora ignorano il loro Salvatore, in pace e concordia siano felicemente riunite in un solo popolo di Dio, a gloria della santissima e indivisibile Trinità.” (n°69).
Il vero culto a Maria deve quindi portarci a mettere sempre di più Cristo al centro della nostra vita, a collaborare alla crescita delle comunità cristiane ed a portare pace ad ogni persona, cominciando dalle più vicine, dai famigliari, fino alle più lontane.
Rispetto alle “visioni”, è opportuno menzionare poi che le scienze psicologiche insegnano che molte persone sono propense a “vedere e parlare” con persone che a loro sono care, senza poter però parlare di apparizioni oggettive, essendo soltanto proiezione di una loro aspirazione o affetto: pertanto la loro asserzione di una visione o messaggio avuto non risulta necessariamente frutto di falsità intenzionale, poiché talora in essi vi è un vero convincimento, senza tuttavia una base oggettiva esterna.
Inoltre, lo stesso Concilio insegna che “Dio, con somma benignità, dispose che quanto egli aveva rivelato per la salvezza di tutte le genti, rimanesse per sempre integro e venisse trasmesso a tutte le generazioni… Gli Apostoli, affinché l’Evangelo si conservasse sempre integro e vivo nella Chiesa, lasciarono come loro successori i Vescovi ad essi affidando il loro proprio posto di magistero. Questa Sacra Tradizione dunque e la Scrittura Sacra dell’uno e dell’altro Testamento sono come uno specchio nel quale la Chiesa pellegrina in terra contempla Dio, dal quale tutto riceve, finché giunga a vederlo faccia a faccia, com’Egli è” (Dei Verbum, 7).
Le vere rivelazioni private sono eccezionali, e quindi rare. Ritenere che possano portare qualcosa di sostanziale al deposito della fede è contrario alla dottrina della Chiesa ora ricordata. Si devono comunque distinguere dalle ispirazioni personali, date a ciascuno per sua guida, ma sempre da confrontare con il magistero ecclesiastico. L’adesione personale alle rivelazioni private non deve comunque distogliere dalla partecipazione comunitaria, poiché la Chiesa è una, affidata alla guida del Papa e dei Vescovi, ai quali è mandato l’ufficio di riconoscere i carismi. I sacerdoti e quanti hanno responsabilità di guida nella Chiesa devono astenersi dal sostenere con la presenza, con scritti e dichiarazioni o con iniziative di qualsiasi genere “apparizioni” che non siano state approvate formalmente. I fedeli devono restare prudenti, affinché non si lascino trascinare in devozioni che sviano dalla vita cristiana, che di sua natura è comunitaria, basata sulla autentica parola di Dio.
Le richieste di chiarimento pervenutemi riguardano principalmente tre “casi”, sui quali vorrei precisare quanto segue:
A) Nulla di nuovo è emerso circa i cosiddetti “fatti di Malé”, che supponevano una manifestazione speciale della Madonna, e quindi vige ancora il giudizio già espresso precedentemente dalla nostra Diocesi circa la non-presenza di fattori che rivelino un intervento speciale di Dio; pertanto sono da scoraggiare tutte le iniziative intese a far rivivere una devozione in merito.
B) Per quanto riguarda i “fatti di Schio”, il Vescovo della Diocesi di Vicenza (entro cui si trova Schio), ricordando anche i giudizi negativi sulla loro origine divina emessi dal suo predecessore e da lui precedentemente, ha confermato con lettera del 31 maggio 2001: “Poiché non sono riscontrabili novità significative che permettano di mutare le precedenti dichiarazioni, ribadisco che non esistono elementi tali da indurre ad attribuire un carattere soprannaturale ai fenomeni che si sarebbero verificati a S. Martino in Schio e nei luoghi connessi… rimane non approvato il culto della Madonna denominata ‘Regina dell’amore’, e quindi non sono consentite manifestazioni religiose (pellegrinaggi, celebrazioni…) che ad esso si riferiscano”. Anche i fedeli del Trentino sono tenuti a osservare tali indicazioni, e ogni promozione di pellegrinaggio a S. Martino di Schio va abbandonata. La Diocesi di Vicenza ha preso atto dell’esistenza del “Movimento mariano Regina dell’Amore”, ma non lo ha riconosciuto, e intende verificarne lo sviluppo.
C) Circa gli incontri di S. Vito di Flavon, dove il signor Salvatore Caputa asserisce che la Vergine Maria gli parlerebbe, dopo attento esame degli eventi e degli atteggiamenti, non posso che trarne la conclusione che anche qui vale il giudizio già espresso su di lui dalla Diocesi di Mantova a proposito di presunte apparizioni da lui avute nel Mantovano, ossia che “niente consente di obiettivamente pensare ad apparizioni, a visioni e a fatti straordinari. Alcuni elementi espressivi dei presunti fenomeni e taluni aspetti della coreografia che li accompagna, costituiscono piuttosto obiettive controindicazioni”.
Pertanto possiamo concludere che anche nel Trentino “salvo il rispetto dovuto alla persona, si tratti di esperienze del tutto soggettive”. Si deve osservare poi che i testi dei messaggi attribuiti alla Madonna dal signor Caputa nella Pineta di S. Vito (Flavon) riflettono una spiritualità popolare già diffusa, ma vi sono imprecisioni nella formulazione teologica, che non vedo come possano venire dal cielo.
Concludendo mi pare opportuno citare un testo del Papa Giovanni Paolo II: “Non si può pensare di vivere la vera devozione alla Madonna, se non si è in piena sintonia con la Chiesa e col proprio vescovo. Si illuderebbe di essere accolto da Lei come figlio chi non si curasse di essere, al tempo stesso, figlio obbediente della Chiesa, alla quale spetta il compito di verificare la legittimità delle varie forme di religiosità” (Discorso del 7 settembre 1991).

Trento, 9 Marzo 2002

+ Luigi Bressan
Arcivescovo


SIR EUROPA: FRANCIA, "L'ESORCISMO NON È UN 'PLACEBO RELIGIOSO'" (Da SIR 12.02.2002)

È possibile l'esperienza della salvezza "nell'abbandono", nella "notte scura", in "tutti i viaggi al termine dell'inferno"? Questa è la questione che è stata discussa dai sacerdoti esorcisti francesi durante la sessione annuale, che si è aperta oggi a Lione. Punto di partenza della riflessione: Perché Gesù guariva? Da cosa guariva? Quale era la natura del suo potere? Coloro che si rivolgono agli esorcisti hanno vissuto ogni tipo di sofferenza interiore. Padre Henri Caffart, esorcista della diocesi di Arras, osserva che, per la maggior parte, si tratta di "persone che sono sulla soglia", che si rivolgono alla Chiesa "dopo aver chiesto aiuto a stregoni, guru e veggenti". Ad avviso di padre Maurice Bellot, esorcista della diocesi di Parigi: "Più la mentalità è pagana, più la domanda di esorcismo è forte. Spesso si arriva persino a chiedere un esorcismo per telefono, preferibilmente a domicilio. Molti arrivano a domandarmi: 'Padre, perché fa tante difficoltà per un gesto che, ad ogni modo, non può far male e non costa nulla. Lei è un prete si o no?' Dobbiamo evitare che l'esorcismo diventi quasi un 'placebo religioso' e dobbiamo ricorrervi solo quando è veramente necessario". Le cifre fornite dal Servizio diocesano di Parigi sono preoccupanti: il 31% dei richiedenti pratica la stregoneria, lo spiritismo, la veggenza ecc.; il 23% è affetto da turbe patologiche (deliri, allucinazioni, ossessioni, crisi di angoscia, tentativi di suicidio, visioni, ecc.); il 18% soffre di una storia familiare in crisi: divorzi, incesti, stupri, ecc.; il 15% soffre di uno stato depressivo esistenziale: solitudine, aborti, disoccupazione reiterata, falso sentimento di colpa, pulsione di morte ecc.; l'8% presenta problemi religiosi: possessioni, patti con il diavolo, maledizioni, apparizioni diaboliche, incubi.

«L’Apocalisse non è la fine ma il presente della Storia» (Corriere della Sera 25.10.2002)

La parola «Apocalisse» evoca per noi fosche immagini di catastrofe e rovina, la fine del mondo. Il termine greco significa in realtà rivelazione, annuncio che rende manifeste le cose nascoste - anche se l’ Apocalisse di Giovanni le indica con figure allegoriche così sibilline da oscurare talvolta il messaggio e da richiedere, come avviene da secoli e continua ad avvenire, un interminabile lavoro di interpretazione. Lawrence lo definiva «Il più detestabile libro della Bibbia», per la sua tetra ossessione di peccato, di colpa, di sangue e distruzione, che sembrano prevalere, nella fantasia del lettore, sulla letizia della redenzione finale che conclude il testo. Le trombe degli angeli celebrano il compimento gioioso del mistero di Dio, ma più di questo lieto fine si imprimono, nella fantasia del lettore, gli squilli precedenti che scatenano la condanna e i flagelli; se pensiamo a questo libro, non ci ricordiamo dell’avvento di un «nuovo cielo e di una nuova terra», della Gerusalemme celeste bensì delle catastrofi che li precedono, dei quattro cavalieri dispensatori di strage e di morte, dei cataclismi, di Dio che schiaccia i malvagi potenti come l’uva nel tino e inzuppa le vesti nel loro sangue che dilaga sulla terra. Grandiosa nella raffigurazione della potenza del male adorata dagli uomini e poi travolta, l’ Apocalisse è tradizionalmente, nella nostra immaginazione, il ricordo di una definitiva fine del mondo. In un libro uscito ventidue anni fa, tradotto in varie lingue e ora ripubblicato in una nuova edizione ampiamente riveduta e aggiornata, Eugenio Corsini - accademico torinese e riottoso langarolo, eminente grecista e storico del cristianesimo, allievo di Michele Pellegrino, nostro indimenticabile maestro e poi collega (si fa per dire) all’Università di Torino e successivamente cardinale - rovescia (in un testo che ha avuto a suo tempo l’ imprimatur ecclesiastico) questa plurisecolare interpretazione. Perché questa nuova edizione, gli chiedo; ci sono nuovi elementi emersi in questi anni?
CORSINI - La nuova edizione tiene conto di alcuni importanti commenti al libro di Giovanni usciti verso la fine del secolo scorso. La tesi di fondo dell’interpretazione precedente viene ripresa e ribadita fin dal nuovo titolo del libro che associa strettamente il termine «apocalisse», cioè «rivelazione», a Gesù Cristo, colui che per Giovanni è insieme l’autore e il contenuto di tale rivelazione. In altre parole, io ritengo che l’ Apocalisse non si riferisca, come comunemente si crede, alla seconda venuta di Cristo, alla fine del mondo, bensì alla sua venuta perenne nella storia della salvezza. Questa venuta è incominciata con la creazione del mondo e dell’umanità, è proseguita nella vicenda storica del popolo ebraico, è culminata nella sua incarnazione, morte e resurrezione. Ciò che racconta l’ Apocalisse , in modo allegorico, è il dolore e l’orrore della passione e morte di Cristo e la gioia della sua resurrezione.
MAGRIS - Indubbiamente la tesi è svolta e dimostrata con una documentazione inconfutabile e con una logica serrata, in cui il rigore filosofico e la chiarezza intellettuale si uniscono a un profondo, asciutto senso della salvezza, delle cose ultime, e della poesia con cui esso viene vissuto. Molto interessante è la tesi secondo la quale la violenta e visionaria polemica dell’autore non si rivolge contro l’impero romano, ma rimane all’interno del dibattito fra Cristianesimo ed Ebraismo. Ma l’idea centrale mi sembra l’affermazione che la salvezza, la liberazione non avvengono in uno spazio-tempo mitico dopo la storia e la sua fine, ma nella storia, ogni giorno, nella passione, morte e resurrezione che hanno luogo con ogni sconfitta, caduta, catastrofe e rinascita patite e vissute nella nostra vita individuale e collettiva. C’è in tutto questo un’eco della «demitizzazione» proposta dal teologo protestante Bultmann, per il quale ad esempio la fine del mondo non è un avvenimento futuro bensì presente, è l’esistenza stessa quando si trova ad opporsi contro questo mondo e quando, nei momenti di crisi, sembra che tutto il nostro mondo crolli?
CORSINI - Conosco e ammiro molto Bultmann, ma la prospettiva del mio libro è cattolica. La Chiesa è la «nuova Gerusalemme» che riprende e incorpora in sé, estendendola a tutta l’umanità, i privilegi e l’amore che Dio aveva manifestato per l’antica, chiamata nelle Scritture «la città amata». La «nuova Gerusalemme» non è una realtà che si colloca oltre la storia e che sarà realizzata dopo il ritorno di Cristo a sconfiggere i nemici suoi e dei suoi fedeli. Essa è già, qui e ora, la nuova umanità che Gesù Cristo ha riscattato dalla schiavitù delle forze malvagie.
MAGRIS - L’ Apocalisse è stata spesso letta, nei secoli, come una profezia millenaristica, che annunciava la fine della storia intesa quale ingiustizia e oppressione e l’avvento di un mondo nuovo, liberato dal peccato e dall’iniquità sociale. L’ Apocalisse si è intrecciata così ai movimenti rivoluzionari intrisi di spirito messianico, ai sogni di creare sulla terra un Regno di Dio, una società di liberi e uguali; dall’età dello spirito vaticinata da Gioacchino da Fiore al terzo regno che Davide Lazzaretti, il riformatore anarchico-religioso del monte Amiata nell’Ottocento, credeva imminente, sino al 1948, quando - scrive Eric Hobsbawn - alcuni comunisti italiani, vicini a gruppi minoritari che si rifacevano al movimento di Lazzaretti, credettero che l’attentato a Togliatti fosse il segno della fine dei tempi e l’inizio dunque dei tempi nuovi. L’ Apocalisse ha fornito alle versioni utopiche dell’idea rivoluzionaria il pathos della catastrofe che prelude alla rinascita, l’impulso ad accelerare la catastrofe...
CORSINI - L’incomprensione di questo aspetto fondamentale del libro di Giovanni è il motivo che è stato alla base dei millenarismi di tutte le epoche che, in vari modi, hanno cercato di affrettare i tempi della fine e dell’avvento della nuova Gerusalemme e del regno di Dio. Ed è questa incomprensione che ha impresso all’ Apocalisse il marchio fosco per cui il termine stesso è diventato sinonimo di catastrofe e di rovina, sia quelle che avvengono nell’ordine naturale (terremoti, inondazioni, eruzioni di vulcani) sia quelle provocate dagli uomini, come le guerre e gli attentati terroristici.
MAGRIS - Nel libro di Corsini, questa demolizione dell’interpretazione «messianico-rivoluzionaria» dell’ Apocalisse non implica alcun atteggiamento quietista bensì, al contrario, un attivo impegno ad affrontare di continuo - individualmente e politicamente - il male e il disastro e a risorgere dopo le sconfitte anche catastrofiche. Proprio perché non c’è da attendere alcun intervento «apocalittico» da parte di Dio e perché nella storia della salvezza «da parte di Dio tutto è compiuto», il futuro è affidato completamente alle mani dell’uomo. Questo ruolo fondamentale dell’uomo è più alto, ma meno consolatorio delle terrificanti e vaghe sciagure che, sotto sotto, ci piace vagheggiare perché la loro tragedia ineluttabile ci libera dalla nostra responsabilità e dal dovere di contrastarle e confonde l’angoscia per la nostra morte individuale nel diluvio o rogo universale. E’ comodo pensare alla fine del mondo e temo si continuerà a farlo nonostante lo straordinario, geniale libro di Corsini, anche per la forza d’inerzia delle parole collaudate da secoli. Magari capita pure a Corsini, parlando, di dire «apocalittico» a sproposito, per indicare qualcosa che, contro la sua tesi, gli evoca una fine del mondo.
Il libro: Eugenio Corsini, «Apocalisse di Gesù Cristo secondo Giovanni», Sei, Torino 2002, pagine XXIV - 454, 19,50

L'ALLARME VATICANO "Troppe apparizioni di santi e madonne" (Il Giorno 31.10.02)
Città del Vaticano - Il Vaticano è preoccupato per il proliferare nel mondo di presunte apparizioni della Madonna, accompagnate da essudazioni di statue e da un esercito di presunti veggenti. E la Congregazione per la dottrina della fede presieduta dal cardinale Ratzinger sta elaborando un documento per regolare la complessa materia. Il testo vuole fornire "ulteriori e aggiornati criteri orientativi" ai vescovi, spesso alle prese con fedeli esagitati che causano "tensioni preoccupanti che minacciano la Chiesa locale".
L'allarme parla chiaro: "Si è registrato un aumento nella segnalazione di "fenomeni straordinari": presunte apparizioni mariane, messaggi, stimmate, essudazioni di statue della Vergine Maria o di Nostro Signore Gesù Cristo, "miracoli" eucaristici di vario genere". A volte "tra i fedeli che credono nelle apparizioni e il vescovo si verificano tensioni persistenti e preoccupanti, che minacciano l'unità della Chiesa locale".

No al profilattico (Il Giorno 7.11.02)
Il Vaticano: "L'Aids? Si batte con la castità"
Città del Vaticano - Solo l'astinenza sessuale può difendere dal contagio dell'HIV. Lo ha ribadito il presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute, Javier Lozano Barragan, presentando il convegno sulla "Identità delle istituzioni sanitarie cattoliche" al via oggi in Vaticano. Anche a fronte di 40 milioni di malati di Aids nel mondo, 3 milioni di morti solo nel 2001, e altri 120 milioni di sieropositivi, la Chiesa cattolica non può accettare l'uso del preservativo. "Ci accusano di uccidere - ha detto monsignor Barragan - ma solo una società pansessuale come la nostra, capace solo di pensare al principio del "benessere nello sviluppo sostenibile", può giudicare ridicolo e scomodo il sesto comandamento, dato da Dio a Mosè e comune alla tradizione giudaica e a quella cristiana, di non commettere atti impuri". Per la Chiesa, ha rimarcato l'arcivescovo, "la prevenzione si chiama castità".

Il Papa all'Assemblea Plenaria del Pontificio - Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali
L'Eucaristia è sorgente di unità nella Chiesa (L'Osservatore Romano - 7 Novembre 2002)
"L'Eucaristia è sorgente di unità nella Chiesa. Il Corpo eucaristico del Signore alimenta e sostiene il suo Corpo mistico". È quanto ha ribadito Giovanni Paolo II nel discorso rivolto ai partecipanti all'Assemblea Plenaria del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali, ricevuti in udienza nella serata di martedì 5 novembre, nella Sala Clementina. Il gruppo era guidato dal Presidente, il Cardinale Jozef Tomko. "L'Eucaristia - ha ricordato il Santo Padre - è espressione sublime dell'amore di Dio incarnato, amore permanente ed efficace. Lo scopo principale del Comitato Pontificio per i Congressi Eucaristici Internazionali è quello di "far sempre meglio conoscere e amare il Signore Gesù nel suo Mistero eucaristico, centro della vita della Chiesa e della sua missione per la salvezza del mondo"".

Canapa, le fantasie del «tanto non fa male» (GdP 4.12.2002)
LOSANNA (Ats) - In tutta Europa sono 45 milioni le persone che hanno già consumato cannabis, in Svizzera sono 87mila coloro che ammettono di farsi quotidianamente «una canna». Esperti scientifici e ministeri della sanità europei - tra cui quello svizzero - lanciano un appello: fumare, mangiare o bere derivati della canapa comporta numerosi rischi per la salute. Questa «droga leggera», attualmente al centro dei dibattiti in materia di politica della droga, secondo un'indagine resa nota ieri dall'Istituto svizzero di prevenzione dell'alcolismo e altre tossicomanie (ISPA) non è un'innocua sostanza stupefacente del tempo libero. Tutt'altro - si legge nel comunicato dell'ISPA -: un «consumo errato» può avere «conseguenze letali». Dallo spinello al biscotto all'hashish gli effetti dannosi sulla salute non tardano a verificarsi. Sebbene i prodotti alimentari a base di canapa sembrino apparentemente meno rischiosi, in realtà possono causare un aumento della pressione sanguigna e problemi cardiaci. Il mondo della scienza segnala che i fenomeni di dipendenza sono sempre più frequenti. Chi consuma la canapa non passa automaticamente alle «droghe pesanti», tuttavia se ne fa un uso costante danneggia il suo corpo (ad esempio aumenta il rischio di tumore e si assiste ad un calo di concentrazione e di memoria).

Notificazione sul Signor Spolverini (Da Vita Nuova del 24.09.2004)

In seguito alle notizie apparse sulla stampa locale "dell'inaugurazione della chiesa sul prato celeste", l'arcivescovo di Gorizia, mio tramite, ritiene opportuno dare alcune disposizioni ai sacerdoti e ai fedeli in merito alle pratiche religiose che si svolgono in quel luogo.
Innanzi tutto nessun permesso è mai stato dato perché vi si possa celebrare la S. Messa e conservare il SS.mo Sacramento. Già l'arcivescovo mons. Bommarco aveva espressamente proibito la celebrazione di qualsiasi atto di culto con lettera di diffida ecclesiastica al signor Spolverini in data 5.12.1997 (prot. n° 432/97). Constatando che queste perentorie ingiunzioni sono state completamente disattese da coloro che erano i diretti destinatari e che al contrario gli stessi hanno aumentato le occasioni d'incontro e di preghiera, con il supporto di sacerdoti provenienti da altre diocesi, l'arcivescovo, mons. Dino De Antoni, stabilisce che si applichi anche nella diocesi di Gorizia quanto viene disposto in situazioni analoghe nelle chiese sorelle:
1° I fedeli che frequentano il cosiddetto "prato celeste" cessino di fare riferimento spirituale a questo luogo.
2° E' fatto divieto a tutti i sacerdoti di organizzarvi pubblici incontri di preghiera sotto qualsivoglia forma e denominazione, di presiederli e di esercitarvi il ministero dell'insegnamento e della preghiera di guarigione.
3° Si ricorda che per la conservazione della SS.ma Eucaristia il Diritto canonico prevede che soltanto con l'eplicito permesso dell'Ordinario del luogo può essere conservata in luoghi diversi dalle chiese parrocchiali e dagli oratori annessi alle case degli Istituti Religiosi (cfr. cc 934-938). Ai sacerdoti è affidato il compito di informare i fedeli di queste notificazioni e di compiere un'attenta opera di discernimento e di prudente vigilanza circa le iniziative e le proposte di vita spirituale fatte da parte di nuovi gruppi, di associazioni o di privati cittadini, non riconosciuti e del tutto estranei alla vita della Chiesa.

mons. Adelchi Cabass
vicario generale dell'arcidiocesi di Gorizia

UNA PAROLA CHIARA ancora una volta…